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R a v e   R e v i e w s

Luglio, 2010

PHILIPPE DAVERIO - "Sur",  Catalogo L' Anima del Tango​
“La peinture est comme la musique”, questo il titolo d’un curioso acquarello di Francis Picabia, fatto di strisce ritte che nascono dalla base del foglio assieme ad altre analoghe che si inclinano morbidamente, tutte colorate. Sicuramente Carina Aprile questo acquarello per iniziati ai misteri del surrealismo non lo conosce. Eppure i suoi lavori di ricerca sul tango sembrerebbero esserne la naturale evoluzione. Il dialogo fra le arti da sempre esiste, ma la voglia di porre in parallelo la musica e il cosmo visivo è dato autentico della modernità, da quando Kandinskij decise di dare alle sue opere pittoriche nomi che provenivano direttamente dal mondo della musica. Trovava egli in questa analogia linguistica la giustificazione per un nuovo percorso di ricerca. Carina Aprile nasce musicista, non per passatempo, ma per autentica scelta professionale. E nasce Argentina, il che pone ulteriormente la musica alla radice della sua visione del mondo, la musica e quella curiosa valenza espressiva ch’è tipica della cultura moderna del Sur anche nelle arti visive. Un europeo che tentasse di trasporre il tango su di un foglio di carta disegnandolo probabilmente si troverebbe costretto a mentire. Lei si trova naturalmente incline a svelarne la verità più intima. Ne conosce le tensioni e il ritmo indescrivibile, ne vive la pulsione. E questa pulsione è altrettanto naturalmente cromatica, è fatta di strisce di colore che fra di loro entrano in vibrazione, una vibrazione tesa che riesce come per incanto a combinarle, le strisce e le sonorità.
Il Sur è molto lontano da noi: è stato inventato con pezzi della vecchia sponda latina combinati in modo così bizzarro e vitale, talvolta cruento, talvolta melanconico, da non consentire a noi abituati agli orizzonti conclusi di intendere ciò che avviene quando gli orizzonti si fanno infiniti e i tempi diventano la loro declinazione conseguente. Nel Sur i dati di partenza sono mutati come in un laboratorio barocco che avesse superato le regole del barocco per scoprire una ragione nuova. Le regole del bon ton saltano. Il Sur genera una sua fatale follia che non possiamo capire, solo percepire. Il Sur ha un cromatismo e una ritmica che possono fingere, per buona educazione, di discendere da latinità riviste in chiave anglosassone polacca, gesuitico ebraica, ispanico romana. Ma questo cromatismo e questa ritmica sono in verità il risultato d’una autentica mutazione genetica che ha fatto nascere un’altra elementarità. Questi piccoli croquis di Carina Aprile, che vantano il diritto di non essere giudicati secondo i parametri assodati perché provengono da un’altra vita, questi piccoli schizzi attenti e curati sono una delle chiavi d’accesso al Sur.

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​Luglio, 2010​​

​ALESSANDRO CANNAVO' - Catalogo L' Anima del Tango​
Prima di conoscere Carina, ho conosciuto le sue note scandite su un pianoforte che riecheggiava dalla stanza di un appartamento ombroso e pieno di fascino nascosto tra i cortili interni di un palazzo di Milano. Era la casa dove prendevo lezioni di musica da Luca, il suo compagno, compositore e musicista di rara sensibilità e passione. Una casa piena di oggetti e ricca di atmosfere retrò, dove le fughe di Bach o le sonate di Schumann convivevano e dialogavano con i mobili, le suppellettili, persino con i cuscini ricamati e le bambole di pizzo. Ma c’era anche l’altra parte di Carina che emergeva nella casa lontana dal caos e dall’afa, ed era quella dei suoi quadri appesi alle pareti o sistemati sui cavalletti, magari accanto a un monumentale sintetizzatore di suoni appartenente a Luca: quadri coloratissimi e simbolici con quei soli e quelle uova di magrittiana memoria eppure pieni di un energia vulcanica.
Le due anime artistiche di Carina rispecchiano l’intrigante dualità del suo paese natale, l’Argentina. Un paese che è intriso di nostalgia ma che è anche giovane: sa vivere il presente e scommettere sul futuro; con una cultura riccamente europea, eppure ancorato anche allo spirito indio; dolce come le inflessioni e le cantilene del suo spagnolo ma anche estremamente combattivo. Un paese che ha dovuto sopportare una delle più crudeli dittature militari del secondo Novecento e che oggi ha imparato a difendere il valore della democrazia.
Pur nella sua giovinezza anagrafica, Carina racchiude in sé tutti i volti e gli umori di questa Argentina che festeggia i 200 anni di indipendenza. Mi diverte chiamarla Evita (e le assomiglia non poco per il carattere e lo stile) ma resto ancora sorpreso quando, lei ex baby-pianista prodigio dotata dalla natura del privilegio dell’orecchio assoluto, smette i panni di virtuosa della tastiera per inforcare il violino elettrico ed eseguire un’improvvisazione avanguardistica.
Non è un caso che in Carina musica e pittura convivano. Per lei sono due facce della stessa medaglia. Una è il completamento dell’altra. Carina nel corso degli anni si è dedicata completamente a sviluppare questo dialogo tra le due anime della sua ispirazione artistica, a costo, credo, di rinunciare consapevolmente a una carriera da concertista. I suoi risultati pittorici sono peraltro di grande impatto e coinvolgimento. E’ il frutto, come spiega lei stessa, di studi sul colore scaturiti da una metodologia scientifica. Ma anche di una notevole capacità tecnica nel dosare e abbinare le tonalità. Tuttavia mi piace piuttosto pensare innanzitutto alla natura istintiva ed emotiva della sua produzione. Già nel 2001, l’installazione La Casa Tomada era un vortice di colori e di movimenti che letteralmente rapiva il visitatore. Anche questa serie sul tango trascina con la sua energia (che ricorda il Futurismo) ma anche con la nobiltà stilizzata di una danza e di una musica popolare che grazie a grandi artisti come Piazzola e Solanas, sono diventate patrimonio universale. I quadri di Carina appaiono come lampi stilizzati, la loro sequenza forma un film di intimità e passionalità raggiungendo l’essenza più profonda del tango.
Vigevano, dove Carina e Luca hanno deciso di vivere, in un’altra "casa dell’arte" nella quale la quotidianità si intreccia con lo spirito della bottega creativa, può adesso conoscere con questa mostra una prospettiva diversa e inusuale di un’espressione artistica che ha sempre più seguaci. Que viva el tango. Ahora y siempre!

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Ottobre, 2017​

GIOVANNI ACCIAI
​"Tango y ritmo"pianoforte e video arte di Carina Aprile​, musica di Luca Fabbri
Il desiderio di coniugare la musica con le arti visive ha radici profonde nella storia del linguaggio musicale occidentale. Non sempre, però, gli esiti sono stati esaltanti. Le performance di Carina Aprile e Luca Fabbri mi sembrano invece animate da un'energia estetica e da una solidità di pensiero musicale che attraggono all'istante e lasciano il segno in colui che partecipa a questo mirabile connubio fra immagine e suono. Dunque, plauso incondizionato!

 

 

 

 

Luglio, 2017​

LALITA CORNALBA
​La Città Ideale, spazio dell’animavideo arte di Carina Aprile​
L'opera "La Città Ideale, spazio dell'anima" è per me un percorso che passo dopo passo, nota dopo nota , fa cadere i costrutti logici.

Inizia come un sogno in bianco nero e muta in una colorata realtà. All'inizio ci si sente smarriti perché non è poi così semplice riconoscere il confine tra sogno e realtà.

Ma il dualismo presto cade e l'arte, nella sua essenza, prende il sopravvento.

E così anche il costrutto del tempo viene smantellato, perde la sua linearità:

antiche architetture e visioni del presente si fondono in una viva spirale di colori dove nascono le albe e i tramonti. Dove non esiste l'epilogo e nemmeno un inizio.

E alla fine del viaggio anche lo schermo dello spazio cambia il suo senso, e l'anima trova il suo posto.

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Luglio, 2012​

FORTUNATO D' AMICO - Catalogo Natura e Artificio​​​
​La Città Ideale, spazio dell’animavideo arte di Carina Aprile

​Non è solo un genere musicale, un ritmo, una melodia, ma una condizione dell’anima, una finestra aperta per guardare il mondo fuori e dentro di sé. Carina Aprile già da quando era piccolissima conosce la forza dirompente del tango: un flusso dilagante convogliato in aspetti diversi del fare quotidiano, con sembianze e forme a volte insolite.  Il tango è elettrizzante, ti rapisce emozionandoti per trasportarti in quella condizione immersiva dove tutto è possibile, anche sperimentare l’ebbrezza del volo ruotando e danzando nel centro dell’energia. L’Argentina, vera proprietaria di questo ammaliante strumento mediatico, difende con fierezza la sua espressione popolare, che più di ogni altra forma eloquente ha saputo coniugare indissolubilmente l’arte e la vita. Carina Aprile è uno dei simboli viventi dell’universo contagioso e positivo dell’America Latina, ricca di colori, musicalità, posture, rituali, intonazioni di voci, che diventano gesti e segni poetici riconoscibili per la loro peculiare personalità. Pittrice e musicista dalle origini italiane, riscoperte  negli ultimi anni in cui ha preso residenza a Vigevano, da bambina ha girato i teatri della sua terra, tenendo concerti al pianoforte e incantando l’audience per l’abilità di suonare il pianoforte. Dotata di orecchio assoluto e della capacità di riconoscere per ogni suono il colore specifico, dipinge quadri come fossero partiture colorate e racconta la sua città italiana dialogando con le musiche scritte dal suo compagno Luca Fabbri.  Il video La Città Ideale, spazio dell’anima direttamente partorito dai suoi quadri, svela più di tante parole questa agitazione, che quando ti rapisce non ti lascia più.

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Settembre, 2015

ELENA GOLLINI -

La nostra vita è una formula di energia soggetta ad una perenne mutazione e ad un costante scambio interattivo con l'ambiente circostante. Per vivere meglio dobbiamo imparare a conoscere e ad utilizzare gli elementi che interagiscono con noi. La produzione artistica di Carina Aprile si pone in linea con queste riflessioni e ci offre un'interessante e arricchente prospettiva di visione sullo stretto rapporto esistente tra arte, musica e ballo, compenetrato dal binomio colori e parole. Le sue creazioni sono ispirate dalla videoarte, nella sua accezione di significato multiforme. La videoarte ha subito delle continue mutazioni, a partire dalla fine degli anni Sessanta, in base all'evoluzione tecnologica, soprattutto in riferimento al passaggio dall'elettronico al digitale e alle varie forme esplicative che via via sono state sperimentate negli anni. Anche dal punto di vista concettuale la situazione appare complessa e articolata, poiché nell'arco di quarant'anni il senso di un'operazione creativa, che prevedeva l'utilizzo di strumenti tecnologici per le riprese, è stato ampliato e allargato, anche talvolta con esiti imprevisti e inaspettati. Sulla scia di questi sviluppi evolutivi, la videoarte della Aprile concepisce il video con una doppia valenza funzionale. È al tempo stesso uno strumento linguistico attraverso il quale poter "scrivere" l'opera d'arte e anche un puro supporto tecnico che può essere utilizzato da un autore in funzione della sua poetica espressiva e comunicativa. 

La Aprile si inserisce direttamente nel filone più attuale, versatile e di eclettica impostazione mettendo in luce l'importante funzione svolta dalla danza, con riferimento specifico al tango, facendo convogliare il tutto nell'impianto pittorico, dove il tripudio dell'esplosione cromatica esalta e rivitalizza l'intero assetto compositivo. Ella considera l'opera d'arte come la conseguenza elaborata di un "atto contemplativo" la cui "attualità" si comunica tramite via spirituale e interiore secondo la coscienza interpretativa del fruitore che la osserva, ricollegando la frontiera più innovativa e avvenierista del coinvolgimento creativo tra l'arte e le nuove tecnologie d'avanguardia. Le sue scrupolose ricerche s'incentrano anche sulla sinergica relazione tra musica e immagine e approfondisce la conoscenza di una sorta di "sapere tecnologico". La materializzazione della memoria, la dilatazione del tempo, sia quello individuale sia quello infinito della natura, lo "scavalcamento" dei confini della percezione comune e collettiva, l'attitudine a trattare il suono come materia plastica e le immagini come onde sonore, così come la tendenza a considerarle e pensarle come "organismi viventi", sono tematiche proposte nella "ristrutturazione artificiale e spirituale "della sensibilità espressiva che caratterizzano le opere della Aprile. 

Ella si pone come poetica visual artist, con un'antologia creativa ricca di molteplici suggestioni visionarie ed emozionali, che convergono nella consapevolezza, che il colore è la materia primaria nei suoi lavori e le consente di mostrare e fare risaltare al meglio le componenti sceniche e strutturali. Nella sua produzione le arti visive mutano in arti elettroniche e si ricostituiscono nell'ambito di sperimentazioni su dispositivi sofisticati, come il video e il computer, che vengono utilizzati come materiale plasmabile, con sapiente e progressiva gradualità, come statuto estetico autonomo in grado di riconnettersi perfettamente alle radici umanistiche della storia dell'arte, così come alle tradizioni spirituali più autentiche dell'umanità, la cui evoluzione culmina anche in forma di musica e ballo. La videoarte dell'Aprile si rende portavoce di un'estetica fondata sulla poeticità profonda, supportata dalla variopinta gamma tonale e rivelatrice di un'estetica fondata su un agire artistico mosso da contemplazione e riflessione, che non si sofferma soltanto sull'essenza più immediatamente visibile e percepibile, ma scava nel profondo. Ella espande la temporalità dell'immagine riprodotta, rivelandone il prima e il dopo e catturando lo sguardo dello spettatore in una percezione densa di sfumature esistenziali.

 

Marzo, 2015

FABBRICA LUCE - OloTango Sinestetico - ologramma di Carina Aprile

OloTango Sinestetico è la conclusione di un percorso che dura dal 1977, dentro e dunque nell'arte di Carina. Come scrive Philppe Daverio "Carina Aprile nasce musicista..." ma come sappiamo, contemporaneamente sviluppa l'arte pittorica passando dalle immagini in movimento nel 2001 con "La Casa Tomada" per incontrare nel 2009 la Video Arte e oggi la sua arte intermediale raggiunge il culmine con l'ologramma. L'olografia viene qui utilizzata non come un elemento tecnologico predominante sui contenuti, ma come sempre è accaduto in Carina Aprile come mezzo per sublimare la sua arte fatta di colore e suono. La meraviglia che incanta in questa opera è, per paradosso, proprio l'assenza del suono: il colore e il movimento sospeso nella sua bidimensionalità permettono di ricreare in chi vive l'esperienza della visione di OloTango, il suono mancante. Un opera in cui l'intermedialità diventa parola densa di contenuti artistici e comunicativi e non mera formula retorica.

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Maggio, 2015

MATTEA MICELLO

Con Carina Aprile entriamo nell’alveolo della percezione extrasensoriale  nella quale il colore muta in gloria infinita della bellezza delle arti.  Immagine, musica, lirismo, danza vivono all’unisono aldilà della materia, aldilà della forma.  Erede del concetto sinestetico, dove arte visiva, musica, danza si esprimono contemporaneamente, ogni opera dell’artista si fa proiezione  di raffinata ebbrezza sonora  all’interno di  un’inedita sinestesia  che si traduce nella certezza che tutte le arti  possano vivere in un solo elemento:il colore.  Note accompagnate da enfasi poetiche  si sentono vibranti attraverso le tele dell’artista.  Le gradazioni tonali paiono  mutare in  strumenti musicali  volti a nutrire   le sfumature  dei cromatismi  per dare respiro a ninfe danzanti portatrici di melodiosi ritmi.  Ogni  lavoro artistico  racchiude in sé un concerto musicale che vive nello spettatore.  Il colore si fa immagine di una divinità onnipotente capace di evocare il trionfo delle arti nella sua completezza espressiva. Un legame ideale che diventa sempre più intenso attraverso gli ologrammi, preziose anfore che contengono il proseguo di una nuova Arte sinestetica.   Con gli ologrammi Carina Aprile mette in evidenza ancor più una lettura sensoriale che sposta il baricentro  dell’opera visiva in un complesso dinamismo creativo del tutto personale,  orientato a farci sentire il suono interiore del  colore.  Accostamenti tonali unici, capaci di frammentare la base stessa della loro esistenza cromatica  per farsi  metamorfosi  di ritmi e suoni.  Melodie che escono  dalle viscere del  colore, una dopo l’altra.  Un istante di eterno piacere nel quale il  colore liberato dalla tela entra nel grandioso ed enigmatico spazio degli ologrammi.  L’illuminazione di essi sembra essere naturale, o meglio, sembra pervenire da una forte fonte luminosa, la cui origine è fuori dall’inquadratura visiva,  favorendo un prolungamento dello spazio della rappresentazione per sovrastare lo spazio  dello spettatore. É la creazione di uno spazio perfetto  che non necessita di immaginazioni simboliche , ma che anzi con il solo abbandono della percezione sensoriale  produce l’impressione di trasportarci in un ambito altro dove vivono le molteplici variazioni dell’arte. Gli ologrammi  divengono  la chiave di lettura per comprendere appieno la  filosofia dell’arte  di Carina Aprile che si riversa nel colore come origine generatore di tutte le arti, potenziale e illimitato, di sonora  bellezza volteggiante. Le sue produzioni  artistiche ci mettono di fronte a un’esperienza visionaria  che evoca  negli inesplorati antipodi della coscienza personale un’esperienza anche liricamente sonora. L’artista  ci  spinge  fuori dalle linee dell’ordinaria percezione per condurci attraverso gli occhi verso la visione  di un tempo, aldilà del tempo. La manifestazione di un mondo esterno  per la creazione di un mondo interno, infinito, nel desiderio costante di esprimere e donarci  l’universo delle arti.

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​Marzo, 2014
​ALESSANDRO CANNAVO' - Libertad para el Arte​  di Carina Aprile

Nell’espressione pittorica di Carina Vanesa Aprile dominano sempre il movimento e il colore. Elementi, questi, legati a doppio filo alla conoscenza e alla sensibilità musicale, l’altro volto dell’ispirazione di questa artista. A differenza da “La Casa Tomada“, caratterizzata da una forza centrifuga, in “Libertad para el Arte“ l’energia sembra esprimersi “a cascata“ come in un’esplosione di gioia, un fuoco d’artificio centripeto che vuol convogliare in un sol punto la creatività. Mi chiedo sempre quanto sia pesante e dolorosa la dittatura, qualsiasi essa sia, per gli artisti che per loro natura si mostrano allergici ai legami e alle costrizioni. Dietro questa rappresentazione così energica e dinamica, c’è la reazione a un regime feroce al quale si lega ancora oggi un termine in spagnolo che fa venire brividi di terrore e di vergogna: desaparecido. Vedo nei guizzi di colori che “cadono“ verso il centro gli animi differenti dei grandi artisti emarginati, perseguitati e condannati. Ma il concerto di cromie nasconde a mio avviso anche un omaggio alle radici più lontane della terra argentina, quelle indie. Una rappresentazione astratta e magica, quella di Carina, che sa coprire le concrete miserie umane.

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​Gennaio, 2003

GIOVANNI SCALAMBRA - La Gazzetta di Modena​
“...Carina V. Aprile trasferisce il suo amore per note e accordi sulla tela, dando vita ad impasti di colori e forme che inseguono le armonie dei suoni rendendoli tangibili, fluidi, sinuosi. Nei suoi quadri il pennello si può sposare col computer, che non rende però artificioso il risultato finale, ma ne accresce la forza visiva e l’originalità...”

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Gennaio, 2003

ANTONIO CASTELLANA - Il Resto del Carlino

“...Carina V. Aprile escogita una pittura profondamente meditativa attraverso un nuovo modo di concepire l’arte dove l’elemento decorativo-astratto sviluppa un’intensa indagine emozionale. La sua ricerca è un tentativo di fondere l’esperienza musicale con quella pittorica in un’avvolgente elaborazione autobiografica...”

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​​Agosto, 2000

CARLOS MARIN - El Diario

“…I lavori di Carina V. Aprile coniugano nella sua essenza lo spirito di certe musiche plasmate in pittura. Dopo un proprio percorso nel mondo dell’arte cominciò un processo di traduzione del sentimento che i suoni producevano dentro di sé. L’obbiettivo è traslare la struttura di un’opera musicale ad un’immagine che la sintetizzi concettualmente. Tramite il suo orecchio assoluto, che gli permette d’identificare ogni suono della scala musicale con un colore, l’artista è riuscita a concretizzare un mezzo formidabile  per farne tesoro e fondere due mondi strettamente relazionati tanto per le forme che per gli obbiettivi: immagini e suoni. Il progetto suppone un serio compromesso da parte dell’artista, che implica studio e ricerca, già che c’è un profondo lavoro d’interpretazione ed analisi dell’opera..."

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​October 21, 1999

ANGELO SICILIANO - Corriere dell'Arte
“…Carina V. Aprile cerca e trova nella musica echi e simboli anche inconsueti, che traduce ed inquadra in immagini tangibili. I suoi quadri diventano palcoscenici cromatici dove tracce di note alludono a melodie silenti".

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October 21, 1998

CHIARA CARFI - D'Ars

“…la pittura di Carina V. Aprile, carica del colorismo latino-americano, rappresenta utopiche figure che si librano in atmosfere surreali. I suoi dipinti sono inni alla vita, al colore, che di volta in volta viene caricato di valenze diverse..."

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October 21, 1992​

MONICA MANTEGAZZA - Luce

“...un’ artista di grande sensibilità,…affascinante, dotata dell’energia, determinazione e passionalità tipiche della cultura americo-latina..."

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October 21, 1987
​​​MARIA RUTH FISCHER - El Diario​

“…vi è in Carina V. Aprile una straordinaria attitudine a captare la bellezza e trasmetterla, per creare il suo unico mondo di parole e colori, arrivando alla nostra sensibilità con profondità e gioia..."  
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Philippe Daverio
Alessandro Cannavò
Fortunato D'Amico
Fabbrica Luce
Alessandro Canavò - Libertad para el arte
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Giovanni Acciai
Lalita Cornalba
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Il Resto del Carlino
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Corriere dell'Arte
Ruth Fischer_El Diario
D'Ars
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